Mi piacerebbe aprire questo blog con un quesito che spesso mi pongo nell’intimo della mia scrivania e a cui sono certo che qualcuno saprà dare una risposta:
quanto incide sul nostro lavoro di organizzatori congressuali la riduzione costante degli investimenti nella ricerca scientifica? È la domanda che mi faccio ogni volta che, cercando congressi per i quali non è ancora stata decisa la sede, mi accorgo di
quanto sia difficile scovare presidenti, segretari generali o membri italiani di direttivi di associazioni internazionali da “chiamare” affinché portino il loro congresso in Italia.
Non è un segreto che avere un rappresentante italiano nel board o nel comitato esecutivo di un’associazione
sia un ottimo punto di partenza per iniziare un processo di candidatura (sia per un PCO che per una destinazione, ovviamente): eppure, analizzando le migliaia di congressi internazionali che ruotano in Europa e nel mondo,
mi accorgo sempre più che le candidature tricolori sono perle rare.
Un articolo di Alberto Magnani sul Sole24ORE del 24 febbraio (leggi l'articolo
qui) inizia proprio così:
“Più fai ricerca, più cresci, più agganci la ripresa. L'Italia insegna. Al contrario, però”. Allora non avevo tutti i torti quando cogitavo tra me e me che i vertici associativi mondiali sono tutti nordeuropei, giapponesi, coreani, americani…
I più grandi scienziati contemporanei parlano lingue diverse dalla nostra. A volte hanno anche cognomi italiani, ma nomi di battesimo assai meno “patriottici”. E del Belpaese hanno solo sbiadite istantanee trisavole che non bastano a farli sentire (ancora) italiani.
Impegnarsi per portare il congresso in un’Italia che molti trovano ormai poco stimolante è diventato uno sforzo difficile da fare. Faccio solo l’esempio di Mario Maj, ex-presidente ed attuale membro del Council della World Psychiatric Association (WPA),
che mai ha accolto i suoi 8.899 delegati (dati ICCA) in Italia.
Ci mancano le teste, le menti, le intelligenze oppure è una questione di opportunità? Renzi si è insediato al Governo partendo dalle scuole. Chissà se arriverà anche alle università?
Brano consigliato durante la lettura del post:
Beirut-Postcards From Italy – The Gulag Orkestar (2006).
Riccardo Pizzuti