Le piccole e media imprese italiane che negli ultimi tre anni hanno investito nel digitale
riportano risultati di vendita positivi, con un incremento dell'1,2%, contro la flessione del 4,5% registrata invece dalle aziende che non hanno dedicato risorse al web.
La differenza è di 5,7% punti percentuali, che nelle vendite, soprattutto di questi tempi, non sono poca cosa.
A proporre i dati, in un parallelo fra la crescita dell’economia reale e quella digitale, sono stati ieri
Gregorio De Felice, chief economist di Intesa San Paolo, e
Marc Vos, partner e managing director di BCG, intervenuti nell'ampio panel del convegno di apertura dello
IAB Forum, la manifestazione dedicata alla comunicazione digitale in corso anche oggi al
MiCo di Milano.
Le imprese “high-web”, inoltre, hanno registrato
un incremento delle esportazioni del 14,7%, contro il solo 4% delle imprese “low-web”; chi investe sul digitale guadagna anche sul fronte della produttività, a +65%, rispetto a un meno rilevante 28% di chi non vi ha investito.
Più del 54% delle PMI presenti sul digitale utilizza internet come canale di marketing.
“Oggi l’industria del digitale si è imposta a diversi livelli come
driver per lo sviluppo del Sistema Paese”, ha detto Fabiano Lazzarini, general manager di
IAB (Interactive Advertising Bureau) Italia, l’associazione che promuove il Forum.
Alla tavola rotonda di apertura della manifestazione ha partecipato anche
Alessandro Fusacchia, consigliere del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e coordinatore della task force sulle start up dello stesso Ministero, che
ha illustrato alcuni punti del decreto sull’Agenda Digitale approvato la scorsa settimana dal Governo, in particolare gli strumenti fiscali per agevolare la costituzione di startup e le misure per disincentivare la cosiddetta “fuga di cervelli”.